Disturbo borderline e disturbi alimentari: quando le emozioni influenzano il rapporto con il cibo

Vivere con un disturbo borderline di personalità (DBP) significa affrontare emozioni intense e spesso difficili da gestire. Non è raro che queste emozioni si riflettano nel rapporto con il cibo, trasformandolo in uno strumento per trovare sollievo, punirsi o cercare un senso di controllo. Ma qual è il legame tra il disturbo borderline e i disturbi alimentari?

Molte persone con DBP sviluppano abitudini alimentari disfunzionali come abbuffate, restrizioni estreme o comportamenti compensatori. Il cibo diventa un modo per regolare emozioni difficili, un rifugio temporaneo o una forma di autodistruzione. Comprendere questo legame è fondamentale per affrontare le difficoltà e intraprendere un percorso di cura.

In questo articolo analizzeremo perché le persone con disturbo borderline sono più vulnerabili ai disturbi alimentari, quali comportamenti alimentari sono più comuni e come un supporto psicologico può aiutare a ritrovare equilibrio.

Cos’è il disturbo borderline di personalità?

Il disturbo borderline di personalità è una condizione caratterizzata da una forte instabilità emotiva, difficoltà nelle relazioni interpersonali e comportamenti impulsivi. Le persone con questo disturbo vivono emozioni intense e mutevoli, spesso oscillando tra stati di idealizzazione e svalutazione nelle loro relazioni.

Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), il DBP è definito dalla presenza di almeno cinque tra i seguenti criteri diagnostici:

  • intensa paura dell’abbandono, che può portare a comportamenti disperati per evitarlo;
  • relazioni instabili, caratterizzate da forti oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione;
  • immagine di sé instabile, con cambiamenti frequenti nel modo di percepirsi;
  • impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose (spese eccessive, abbuffate, abuso di sostanze, sesso rischioso, guida spericolata);
  • comportamento autolesivo o minacce di suicidio ricorrenti;
  • forti sbalzi d’umore, con episodi di intensa irritabilità, ansia o disperazione;
  • sentimenti cronici di vuoto;
  • rabbia intensa e difficoltà a controllarla;
  • episodi transitori di paranoia o sintomi dissociativi legati allo stress.

Disturbi alimentari e disturbo borderline: qual è il legame?

Le persone con disturbo borderline di personalità (DBP) hanno un rischio significativamente più alto di sviluppare un disturbo alimentare. Questo legame nasce dalla difficoltà nel regolare le emozioni e dalla tendenza all’impulsività, due caratteristiche centrali del DBP che influenzano profondamente il rapporto con il cibo.

Il cibo come strumento di regolazione emotiva

Chi soffre di DBP vive emozioni intense e difficili da controllare, come ansia, rabbia, tristezza o vuoto interiore. In questo contesto, il cibo può diventare un mezzo di compensazione o un modo per anestetizzare il dolore emotivo. Questo spiega perché tra le persone con DBP sia frequente l’alternanza tra:

  • abbuffate compulsive (tipiche del binge eating disorder), dove il cibo viene consumato in modo rapido e senza controllo per placare l’angoscia momentanea;
  • restrizioni alimentari estreme, spesso associate all’anoressia nervosa, come forma di autocontrollo e punizione;
  • comportamenti compensatori, come vomito autoindotto, abuso di lassativi o esercizio fisico eccessivo, che caratterizzano la bulimia nervosa.

Impulsività e disturbi alimentari

Un altro fattore che collega il DBP ai disturbi alimentari è l’impulsività. Le persone con DBP tendono ad agire in modo istintivo, senza riuscire a fermarsi a riflettere sulle conseguenze. Questo si traduce in episodi improvvisi di abbuffate, seguiti da senso di colpa e tentativi di compensazione drastici.

L’instabilità nell’autostima gioca un ruolo fondamentale: chi soffre di DBP spesso ha un’immagine corporea distorta, influenzata dal bisogno di controllo e dalla paura del giudizio altrui. Il rapporto con il cibo diventa così un riflesso delle oscillazioni emotive e dell’autosvalutazione.

In sintesi, il cibo può diventare un’arma di autodistruzione o un’illusione di controllo per chi lotta con il DBP. Per questo, il trattamento dei disturbi alimentari nelle persone con DBP deve includere un supporto specifico per la regolazione emotiva e la gestione dell’impulsività.

Comportamenti alimentari tipici nelle persone con disturbo borderline

Il rapporto con il cibo nelle persone con DBP è spesso caratterizzato da schemi estremi e disfunzionali, che riflettono le loro difficoltà nella gestione delle emozioni. L’alimentazione diventa un modo per sfogare il disagio interiore, alternando momenti di perdita di controllo a fasi di restrizione estrema.

Abbuffate emotive e perdita di controllo

Molte persone con DBP utilizzano il cibo per regolare le emozioni intense, come ansia, tristezza, rabbia o senso di vuoto. Le abbuffate emotive sono episodi in cui si mangia in modo compulsivo e fuori controllo, spesso consumando grandi quantità di cibo in poco tempo, anche senza una reale fame fisica.

Questi episodi possono essere scatenati da:

  • stress emotivo o eventi difficili da elaborare;
  • sensazione di vuoto interiore, che porta a riempirsi di cibo per cercare conforto;
  • difficoltà a gestire emozioni negative, come senso di colpa o vergogna.

Le abbuffate non portano sollievo duraturo, ma aumentano il senso di colpa e la frustrazione, alimentando un ciclo distruttivo.

Restrizioni e punizioni alimentari

Dall’altro lato, molte persone con DBP cercano di compensare il loro dolore emotivo attraverso il controllo dell’alimentazione. Percependo il proprio corpo come inadeguato o credendo di “meritare” una punizione, mettono in atto diete estreme e restrizioni alimentari.

Questi comportamenti possono manifestarsi come:

  • digiuni prolungati, anche dopo episodi di abbuffate, per “annullarne” gli effetti;
  • severi limiti calorici, che portano a malnutrizione e carenze nutrizionali;
  • ossessione per il peso e il controllo del corpo, con continui confronti e autocritiche.

Il desiderio di controllo può trasformarsi in una forma di auto-punizione, che peggiora il senso di insoddisfazione e alimenta l’ansia.

Cicli di compensazione e condotte di eliminazione

Molte persone con DBP sviluppano comportamenti compensatori dopo le abbuffate, nella speranza di “rimediare” agli eccessi. Questo può includere:

  • vomito autoindotto, un’abitudine pericolosa che altera il metabolismo e può causare danni fisici gravi;
  • uso eccessivo di lassativi o diuretici, che può portare a squilibri elettrolitici;
  • esercizio fisico compulsivo, non come attività salutare, ma come “espiazione” delle abbuffate.

Questi comportamenti non risolvono il problema, ma rafforzano il ciclo autodistruttivo e aumentano il disagio emotivo.

Il ruolo delle emozioni nel rapporto con il cibo

Nelle persone con DBP, le emozioni sono vissute in modo intenso e spesso travolgente, senza riuscire a trovare un equilibrio stabile. Questo porta a cercare modi immediati per placare il malessere interiore, e il cibo diventa uno strumento di compensazione e controllo.

L’instabilità emotiva e la difficoltà di autoregolazione

Uno dei tratti distintivi del DBP è l’incapacità di gestire le emozioni in modo sano e stabile. Gli sbalzi emotivi possono essere estremi e imprevedibili, passando da momenti di profonda tristezza a episodi di rabbia o euforia in poco tempo.

Quando le emozioni diventano ingestibili, il cibo può essere usato come una forma di auto-consolazione immediata.

Alcuni schemi comuni includono:

  • abbuffate in risposta a emozioni forti, per trovare sollievo temporaneo;
  • restrizioni alimentari per sentirsi in controllo della propria vita;
  • rituali legati al cibo per ridurre l’ansia.

La paura dell’abbandono e il bisogno di controllo

Le persone con DBP vivono con un costante timore di essere rifiutate o abbandonate. Questa paura può influenzare il rapporto con il cibo in modi diversi:

  • il cibo come sostituto dell’affetto: abbuffarsi per colmare un senso di vuoto emotivo;
  • il controllo del peso per sentirsi accettati: restrizioni estreme per ottenere approvazione sociale;
  • la manipolazione del proprio corpo come espressione del dolore interiore: punirsi con diete drastiche o abbuffate distruttive.

Il corpo diventa il riflesso di una battaglia emotiva interiore: cercare di cambiarlo significa provare a controllare il caos interno.

L’impulsività e la ricerca di gratificazione immediata

L’impulsività è un altro aspetto chiave del DBP, e si manifesta anche nel rapporto con il cibo. Chi soffre di questo disturbo ha difficoltà a ritardare la gratificazione, cercando sollievo immediato per le emozioni negative.

Le abbuffate possono essere un modo per rispondere all’ansia o alla frustrazione nel momento stesso in cui si manifestano.

Tuttavia, subito dopo, subentrano sensi di colpa e vergogna, che alimentano il ciclo autodistruttivo. Questo schema ripetitivo rende difficile costruire un rapporto sereno con l’alimentazione.

Come affrontare i disturbi alimentari in chi soffre di disturbo borderline?

Affrontare i disturbi alimentari nelle persone con disturbo borderline di personalità (DBP) richiede un approccio mirato e multidisciplinare. Poiché il cibo viene spesso usato come strumento di gestione emotiva, il percorso terapeutico deve intervenire sia sulle abitudini alimentari che sulle dinamiche emotive sottostanti.

Il ruolo della psicoterapia

Un trattamento efficace per i disturbi alimentari nelle persone con DBP non può limitarsi alla sola regolazione alimentare, ma deve lavorare sulle emozioni e sui pensieri disfunzionali che si nascondono dietro i comportamenti alimentari.

Il cibo non è mai solo cibo, ma spesso un riflesso del proprio mondo interiore.

Nel mio lavoro trovo spesso i disturbi alimentari in comorbilità con il disturbo borderline di personalità e attraverso la psicoterapia psicodinamica, aiuto i miei pazienti a:

  • comprendere il ruolo che il cibo ha nella loro vita emotiva;
  • riconoscere i meccanismi che portano a restrizioni o abbuffate;
  • lavorare sulle emozioni dolorose senza ricorrere a strategie autodistruttive.

Nel mio approccio, utilizzo anche l’analisi immaginativa, che permette di esplorare vissuti inconsci attraverso immagini mentali, facilitando la connessione tra corpo ed emozioni.

La necessità di un supporto multidisciplinare

Poiché il disturbo borderline e i disturbi alimentari hanno radici profonde e complesse, il trattamento più efficace è multidisciplinare. Un team di professionisti può offrire un supporto completo e personalizzato:

  • lo psicoterapeuta aiuta a riconoscere e modificare i comportamenti disfunzionali legati all’alimentazione;
  • il nutrizionista guida nella costruzione di un’alimentazione equilibrata, senza restrizioni eccessive o abbuffate;
  • lo psichiatra, nei casi in cui sia necessario, può intervenire con una terapia farmacologica per regolare l’umore e l’impulsività.

Affrontare questi disturbi non significa solo cambiare il rapporto con il cibo, ma anche imparare a gestire le proprie emozioni in modo più sano.

Tecniche per gestire le emozioni senza ricorrere al cibo

Uno degli obiettivi fondamentali del trattamento è insegnare strategie alternative per affrontare le emozioni senza cadere nei meccanismi disfunzionali del disturbo alimentare.

Ecco alcune tecniche che possono aiutare:

  • Mindfulness e tecniche di grounding: imparare a restare nel presente per non farsi travolgere dalle emozioni;
  • Diario emotivo: scrivere i propri pensieri aiuta a prendere consapevolezza di cosa si sta provando;
  • Strategie di autoregolazione: sostituire le abbuffate o le restrizioni con attività che offrano conforto e stabilità emotiva.

Stare meglio è possibile

Affrontare un disturbo alimentare quando si convive con il disturbo borderline di personalità può sembrare un’impresa impossibile, ma la verità è che un cambiamento è possibile. Con il giusto supporto, è possibile spezzare il ciclo di abbuffate, restrizioni e compensazioni, imparando a gestire le emozioni senza ricorrere al cibo come unica via d’uscita.

La chiave sta nell’iniziare un percorso terapeutico che aiuti a comprendere e trasformare il rapporto con sé stessi e con l’alimentazione.Se ti rivedi in questi comportamenti o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, non esitare a chiedere aiuto. Contattami per una consulenza personalizzata e iniziamo insieme un percorso di cambiamento.

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